Michelangelo Merisi meglio conosciuto come Caravaggio è uno dei più importanti pittori rivoluzionari dell’arte italiana, vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. La vita di questo grande artista è un affascinante altalenarsi di momenti di genialità ed episodi di violenza che lo videro spesso implicato in risse e sommosse. Il “passatempo” delle risse lo portò nel 1606 alla condanna a morte per aver ucciso un uomo, Ranuccio Tomassoni, durante una lite banalissima: un fallo durante una partita a palla. A uno spirito sensibile, che dava vita a una pittura elegante, raffinata e autentica, si contrapponeva dunque un caratteraccio permaloso, violento e litigioso ma si sa che gli artisti sono un turbine di emozioni anche contrastanti. Altri sono gli episodi che narrano il modo di vivere quotidiano di questo uomo dallo spirito indomito, tra questi un aneddoto della vita del Caravaggio assume quasi una connotazione surreale. Un giorno un malcapitato garzone dell’Osteria del Moro a Roma, tale Pietro Antonio de Fosaccia, servì durante un pranzo, al Merisi e a dei suoi amici, un piatto di carciofi, specialità romana. Era il 26 aprile del 1604 quando il cameriere sporse denuncia contro Caravaggio con queste testuali motivazioni:
“Ho portato loro otto carciofi, quattro ripassati nel burro e quattro fritti. Quando l’imputato mi chiese di indicargli quali erano quelli al burro e quali quelli cotti nell’olio, io gli consigliai di annusarli. Lui si arrabbiò e, senza dire nulla, afferrò il tegame di terracotta e mi colpì sulla guancia, ferendomi lievemente… poi si alzò e prese la spada del suo amico che giaceva sul tavolo, forse con l’intenzione di colpirmi. Allora io scappai e venni qui alla stazione di polizia per rendere una denuncia formale […]”.