Un magistrale esempio di acquerello realizzato con la tecnica della velatura, mostra solida conoscenza della teoria dei colori e perizia nella stesura, che l’artista ci comunica, nascondendole con connaturata semplicità, tra i sottili veli di colore. Senza la padronanza della tecnica, la velatura ad acquerello si trasforma facilmente in un pasticcio, dove i colori sovrapposti creano trasparenze non volute, nella minaccia continua che l’acqua trasformi il foglio in una pozzanghera fangosa, nella quale si insinuano sgradevoli nascondigli cromatici. In quest’opera tutto è armonico: la composizione generale, le forme, il quasi monocromatismo, fatto di colori caldi, che donano al dipinto un accordo di vivace serenità, accogliendo l’occhio dell’osservatore come un ospite ricevuto con allegrezza.
Ciò che qualifica quest’opera è la concordanza di tecnica e poesia che si fondono in una sintesi pittorica dove la tecnica scompare per lasciare all’osservatore la poesia, nelle braccia della quale abbandonarsi cullato da antiche memorie, fatte di pomeriggi accarezzati dal sole di campagna. In un’epoca, la nostra, esulcerata da un vagare illusorio e disumano, fermarsi davanti a un istante di semplice, innocente meraviglia è un richiamo verso un’umanità fatta di piccole cose, di gesti gentili, di gratitudine, di comunione con la natura, che disegnano, umili, il piccolo mondo antico di questa fanciulla divertita e compiaciuta d’essere nido sicuro per la vita che nasce. Un messaggio, dunque, chiaro e possente, consegnato, per volontà dell’artista, con garbo e benevolenza, lieve come la mano che si appresta a velare il foglio.
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