Parallelismo Cervello-Universo: viaggio nell’infinito dentro (e fuori) di noi

di Andrea Petriccione
Nel cielo sopra di noi brillano centinaia di miliardi di stelle, ma insito nella nostra scatola cranica si nasconde un universo ancora più complesso e misterioso: il cervello umano che, con le sue connessioni neuronali, supera in numero persino le stelle della Via Lattea.
Il cervello umano ospita circa 86 miliardi di neuroni (Nature, Azevedo et al., 2009), ognuno con migliaia di connessioni. In totale, le sinapsi possono superare i 1.000 trilioni: un numero che sfida la nostra immaginazione e già superiore al quantitativo di stelle stimato nella nostra galassia pari a tra i 100 e 400 miliardi (NASA, 2023).
Siamo fatti della materia delle stelle, Carl Sagan
Questo confronto ci invita a riflettere: siamo fatti della stessa materia delle stelle (“We are made of star stuff” disse Sagan) e custodiamo dentro di noi un universo altrettanto vasto. La mente umana, pur così vicina a noi se non essa stessa noi, con la sua rete di connessioni, è forse il più grande mistero dell’universo conosciuto (“The three-pound organ in your skull — with its pink consistency of Jell-O — can contemplate the meaning of infinity, and it can even question its own place in the cosmos” disse Eagleman).
L'organo da un chilo e mezzo nella tua scatola cranica — con la sua consistenza rosa simile alla gelatina — può contemplare il significato dell'infinito e persino interrogarsi sul proprio posto nel cosmo, David Eagleman
Confrontare il cervello a una galassia risveglia meraviglia e ci ricorda quanto siamo straordinari in tutta consapevolezza di noi stessi e della nostra complessità.
E non è solo un parallelismo poetico: recenti studi di fisica teorica e neuroscienze computazionali (Vazza & Feletti, 2020) hanno evidenziato similitudini strutturali sorprendenti tra le reti neurali del cervello e le reti cosmiche che legano tra loro le galassie, in termini di distribuzione della materia e dinamiche di connessione.
Del resto, astronomia e neuroscienze, pur esplorando dimensioni opposte – il cosmo esterno e l’universo interiore –, ci aiutano entrambe a comprendere chi siamo. Difatti studiare le stelle e il cervello significa indagare da un lato le nostre origini e dall’altro la coscienza e in via definitiva il nostro posto nell’universo e, per fortuna, possiamo proprio farlo con il miglior elaboratore di informazioni che ci sia: il nostro cervello stesso che ad oggi supera ogni tecnologia esistente per efficienza energetica, capacità di astrazione e flessibilità adattiva (Marcus et al., The Future of the Brain, 2014).
Dunque osservando il cielo stellato sopra di noi, la vastità del cosmo ci affascina ma una complessità altrettanto immensa risiede dentro di noi e ogni pensiero è il riverbero di un universo interiore ancora tutto da esplorare.
Conoscere il cervello è il primo passo per comprendere meglio in prima battuta noi stessi e in seconda battuta il mondo che ci circonda… esso rappresenta un universo in miniatura, simile eppure diverso da quello che possiamo osservare. Ogni pensiero, ogni emozione e ogni azione sono il risultato di un immenso intreccio di sinapsi che riflette quindi in qualche modo vastità, forme e arcano delle galassie. E, in fondo, esplorare la mente (e “there is no scientific study more vital to man than the study of his own brain. Our entire view of the universe depends on it.” – disse Crick) è come scrutare il cielo stellato: più impariamo, più ci accorgiamo che ci sono mondi ancora tutti da scoprire.
Non esiste studio scientifico più vitale per l'uomo dello studio del proprio cervello. L'intera nostra visione dell'universo dipende da esso, Francis Harry Compton Crick.
In ultima battuta, la globalizzazione culturale è un processo complesso che può arricchire o impoverire le identità e sta a noi orientarla verso il rispetto, il dialogo e la tutela della infine valorizzata diversità.
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