Carabinieri contro il Fascismo: Un Giuramento di Libertà

Carabinieri contro il Fascismo: Un Giuramento di Libertà

di Pamela Stracci

La storia dell’Arma dei Carabinieri, sin dalla sua fondazione, è intrisa di un profondo senso del dovere e di fedeltà alle istituzioni dello Stato italiano e al popolo anche se durante il periodo fascista fu utilizzata anche a fini repressivi verso il popolo.

Un impegno che si manifestò con particolare risolutezza durante uno dei periodi più bui della nostra storia: l’epoca del fascismo prima e del nazi-fascismo poi. Ripercorriamo brevemente le scelte coraggiose e spesso silenziose compiute dai Carabinieri dopo l’8 settembre 1943, quando si trovarono di fronte al dilemma tra servire un regime e onorare il giuramento prestato al Re e al popolo. 

Il vincolo di giuramento

Sin dalla loro istituzione, i Carabinieri erano vincolati da un giuramento di fedeltà al Re d’Italia e allo Statuto Albertino, non al partito fascista. Eppure all‘Arma dei Carabinieri fu affidata alla repressione del dissenso politico e al controllo della popolazione in particolare dal 1931 al 1938. Ma quando, dopo il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini e il maresciallo Badoglio assunse il potere, furono proprio i Carabinieri ad arrestare il Duce, eseguendo l’ordine del nuovo governo monarchico e non di quello fascista.

Custodi dell’ordine pubblico e promotori di giustizia

Dopo l’8 settembre 1943, con l’armistizio italiano e l’occupazione nazista, l’Arma dei Carabinieri si trovò al bivio tra restare serva di un potere in declino e mantenere fede al proprio giuramento. Molti reparti furono lasciati senza ordini e furono sollecitati a collaborare con i tedeschi e con la neonata Repubblica Sociale Italiana (RSI). Alcuni Carabinieri si schierarono con il regime altri, invece, scelsero di mantenere il loro impegno verso lo Stato legittimo: rifiutarono ordini illegittimi, si unirono ai movimenti partigiani o proseguirono la loro opera di protezione dei civili, nonostante la repressione della RSI e la deportazione di interi reparti. Pur non sollevandosi in aperta rivolta contro il fascismo, i Carabinieri, stremati dall’abuso di potere fascista e nazista, percepirono chiaramente il loro compito di custodi dell’ordine pubblico e promotori di giustizia. Divennero presto un punto di riferimento fondamentale per chi, ovunque, si opponeva al regime e all’occupazione nazista.

Arrestati e deportati

In molti rimasero ancorati al giuramento prestato al Re e alle istituzioni monarchiche, ritenendo il fascismo un’esperimento politico illegittimo e destinato a svanire. Proprio in nome di questa fedeltà, furono i Carabinieri a eseguire l’arresto di Mussolini e a porre le basi per la firma dell’armistizio: atti che valsero loro l’odio implacabile dei fascisti e dei nazisti.

Con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, l’Arma scelse di non schierarsi dalla parte di Salò. Molti reparti preferirono una posizione di neutralità, altri si fecero apripista alle formazioni partigiane, fornendo servizi di sicurezza, rifornimenti e comunicazioni. Per questo, centinaia di Carabinieri furono arrestati, deportati in Germania o rinchiusi in campi di prigionia.

Non mi stancherò mai di portare come esempio, come medaglia di riconoscenza, quelle che fece mio nonno Pietro Frezza, carabiniere, deportato anche lui e in uno dei peggiori lager nazisti: il laker Dora!

La “ribbellione”

Nel frattempo, l’Arma continuò a garantire l’ordine nei territori liberati, reprimendo atti di saccheggio e difendendo i civili dal caos della guerra civile. In alcune aree – Roma in testa – interi nuclei di Carabinieri aderirono attivamente alla Resistenza, rischiando la vita per proteggere le famiglie, nascondere i perseguitati e sabotare i reparti tedeschi.

La “ribellione” dei Carabinieri non esplose in violente rivolte di piazza, ma si tradusse in una scelta di coscienza: restare al fianco delle istituzioni legittime, rifiutare la RSI e prestare servizio al fianco dei partigiani e più in generale del popolo oppresso. Fu una resistenza spesso silenziosa, spesso clandestina, ma altrettanto coraggiosa, che contribuì in modo decisivo alla Liberazione.

Pur senza sollevarsi in aperta rivolta, almeno in un primo momento, divenne un punto di riferimento cruciale per la resistenza civile e partigiana, pagando un caro prezzo in termini di vite umane e sofferenze pur di rimanere al fianco del popolo oppresso e contribuire alla Liberazione.

Molti furono i carabinieri che perirono o che vennero mutilati e torturati eppure rimasero sempre dalla parte del popolo: sono un grande esempio di come la Libertà non ha prezzo!

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Crediti fotografici  

‘Etica del Carabiniere’, la presentazione all’Università di Pavia” by unipavia is licensed under CC BY 2.0.

Il Carabiniere” by FlavioCDC is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.

 

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