“Donne in onda”: Lorenza Fruci ci racconta settant’anni di RAI e di rivoluzioni femminili

“Donne in onda”: Lorenza Fruci ci racconta settant’anni di RAI e di rivoluzioni femminili

di Pamela Stracci

C’è un’Italia che si specchia nei suoi schermi, e dietro quell’immagine riflessa c’è la storia di tutte le donne. È l’Italia che Lorenza Fruci racconta in Donne in onda (Rai Libri, 2024), un viaggio lucido e appassionato attraverso settanta anni di televisione pubblica e di rappresentazioni del femminile. Un racconto che unisce memoria collettiva e immaginario, emancipazione e stereotipi, voci e silenzi che hanno attraversato i decenni dal bianco e nero ai giorni nostri.

Lorenza Fruci è una giornalista e manager della cultura, ma anche regista di documentari e autrice di testi teatrali e programmi televisivi come “30×70 Se dico donna”, in onda su RaiPlay e Rai 2: trenta ritratti di grandi professioniste che hanno lasciato un segno indelebile nella TV pubblica.
Ha curato la mostra “Stefano Bessoni. Stop-motion e altre scienze inesatte” a Cartoons On The Bay 2024, e da anni si occupa di promozione della cultura e pari opportunità, ricoprendo incarichi istituzionali di rilievo, tra cui quello di Assessore alla Crescita Culturale di Roma Capitale.

Donne in onda lorenza fruci

Ho avuto il piacere di condividere con Lorenza varie occasioni, rimanendo stupita non solo della sua professionalità ma dalla sua gentilezza e disponibilità, nonché dal suo autentico amore per la cultura e per gli eventi che organizza. È una collega che stimo profondamente per la sua visione, la sua sensibilità e la sua instancabile energia creativa. Scrivere questo articolo è quindi motivo di doppia soddisfazione, per la stima che ci lega e perché Donne in onda è uno di quei libri che meritano di essere letti, discussi, riletti e custoditi. Non da meno, un successo editoriale che resiste al tempo: pubblicato nel 2024, il libro è tuttora in tour in tutta Italia con l’autrice, riscuotendo ampi consensi.

Ma adesso entriamo nel vivo della lettura!

Inizio subito con il dire che il libro ha un ritmo scorrevole e appassionante, pieno di spunti di riflessione, di storie e curiosità affascinanti che tengono alta l’attenzione alla narrazione, ma è anche un “documentario” e un “fascicolo di inchiesta” che analizza nel dettaglio l’evoluzione e i cambiamenti che hanno interessato tutta la società e la cultura italiana.

Lorenza parte da un’idea semplice ma potente: la TV è stata lo specchio dell’evoluzione (e delle contraddizioni) della donna italiana. Dai primi anni Cinquanta, quando la Rai entrava nelle case portando modelli di mogli perfette e madri devote, alle inchieste dirompenti come La donna che lavora del 1959, fino ai programmi che hanno dato voce alla denuncia della violenza di genere, come Amore Criminale.

Ogni decennio racconta un’“ondata” di cambiamento, e ogni “messa in onda” contribuisce a costruire – o a scardinare – un pezzo di immaginario femminile.

La forza del libro sta nel suo approccio storico e insieme narrativo: l’autrice alterna documenti d’archivio, articoli del Radiocorriere TV, leggi, interviste e testimonianze, componendo una trama vivace e accessibile, mai accademica eppure ricca di fonti di approfondimento e spunti di riflessione. Si legge come un romanzo del costume italiano, dove i protagonisti sono i volti della TV ma anche le donne comuni, spesso invisibili, che da quelle immagini hanno imparato a riconoscersi o a ribellarsi.

La rappresentazione della donna nei media si è evoluta attraverso una varietà di linguaggi – dall’inchiesta al documentario, dal film TV alla satira e ai contenuti web – che hanno delineato la sua figura in relazione a temi cruciali come il lavoro, la famiglia e la lotta per i diritti. In questo incessante cammino verso l’emancipazione, la RAI ha agito da specchio della società, stimolando, in fasi storiche specifiche, una consapevolezza collettiva sui mutamenti nella vita delle donne e, di riflesso, degli uomini italiani. L’analisi di Lorenza Fruci si concentra proprio su questa storia della programmazione del Servizio Pubblico, adottando una prospettiva unica che lega la questione femminile indissolubilmente al contesto storico, politico, sociale e legislativo in cui si è sviluppata.deii

Tra le tante storie narrate, c’è la voce di Lina Merlin che nel 1958 abolisce le case chiuse, quella di Ugo Zatterin che ne dà notizia con pudore in diretta, e poi le donne reali dell’Italia del boom economico, divise tra fabbrica e casa, emancipazione e convenzioni.

E ancora la giovane Liliana Cavani che, con le sue inchieste, porta in televisione il volto delle baraccate e delle partigiane, anticipando un modo nuovo di raccontare la realtà femminile: non più come soggetto da osservare, ma come sguardo che osserva.

Poi ci sono storie di donne al posto giusto e al momento giusto! Era il 1969, la televisione italiana si preparava a lanciare una nuova serie culturale, “I proverbi di ieri e di oggi”, un viaggio leggero tra la saggezza popolare. Tutto era pronto, ma pochi giorni prima della messa in onda, un imprevisto ribaltò il copione: il giornalista designato alla conduzione fu sopraffatto da un improvviso e paralizzante panico da telecamera. In preda all’urgenza, la Rai si trovò a cercare un volto sostitutivo. La scelta ricadde su chi in realtà lavorava dietro le quinte: Tilde Capomazza. Fu in quella serie che Tilde usò la sua posizione per lanciare un messaggio. Tra i vari proverbi analizzati, incluse “Chi dice donna, dice danno” e per la neo conduttrice, era un modo indiretto ma potente per affrontare i temi che stavano emergendo nei movimenti femministi, contrastando la svalutazione secolare della donna nella società.

Il panorama televisivo e culturale italiano raccontato in questo affascinante libro, è costellato di figure femminili che hanno infranto le convenzioni. Pensiamo a Raffaella Carrà, che ha segnato un’epoca diventando la prima donna a mostrare l’ombelico in televisione, un atto di liberazione che fece scalpore. C’è poi l’audacia imprenditoriale di Moira Orfei, la prima donna a fondare e dirigere un circo in Italia, portando la sua arte a livelli internazionali. La lista delle pioniere prosegue con le celebri regine del varietà, come Lorella Cuccarini e Milly Carlucci, che hanno dominato e dominano, la scena dell’intrattenimento. Ma l’influenza femminile si estende ben oltre il palco: ricordiamo la coraggiosa inviata di guerra Ilaria Alpi, tragicamente assassinata in Somalia mentre svolgeva il suo lavoro di giornalista. Infine, c’è l’innovazione comica di Syusy Blady, che, con il suo umorismo e il ruolo di “tap model” e viaggiatrice in “Turisti per caso”, ha sfidato apertamente lo stereotipo della donna bellissima e passiva in TV, dimostrando che l’intelligenza e la comicità potevano essere la vera chiave del successo.

Insomma, “Donne in onda” non è soltanto una storia di televisione: è una storia d’Italia filtrata dal punto di vista delle sue donne, dove ogni “onda” di emancipazione diventa una conquista di libertà per l’intera società. E Lorenza scrive tutte queste esperienze, aneddoti e storie, con una voce empatica, limpida e al tempo stesso militante, invitando a rileggere la televisione non solo come macchina di consenso o intrattenimento, ma come strumento di crescita civile. È un libro che ci fa riflettere, ma anche sorridere di nostalgia davanti a un Carosello o a un vecchio varietà; che ci mostra quanto la TV, nel bene e nel male, abbia educato generazioni di italiane a sognare, a discutere, a cambiare.

Alla fine, Donne in onda è una dichiarazione d’amore: verso la televisione, verso le donne e verso la possibilità di riscrivere insieme e ancora, la nostra storia, un fotogramma dopo l’altro.

Grazie Lorenza!

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Crediti immagini:

In copertina Lorenza Fruci – foto di Denise Rana