L’orologio portatile nasce nella seconda metà del XV grazie a una schiera di diverse figure artigiane: fabbri, armaioli e orafi. Dal XIII secolo, i grandi orologi a pesi riscossero un enorme successo tra le persone colte e facoltose, ed entrarono nei loro palazzi. A partire dal XIV secolo, tuttavia, queste classi sociali iniziarono a manifestare la necessità di portare il tempo con sé: per le corti europee dell’epoca, divenne abituale spostarsi con frequenza da un luogo all’altro. Da qui nacque l’esigenza di creare un congegno capace di segnare il tempo, e allo stesso tempo dalle dimensioni tali di poter essere trasportato con facilità. Gli artigiani intrapresero, così, un meticoloso lavoro di miniaturizzazione degli ingranaggi che portò alla nascita dell’orologio portatile.
Una delle più antiche testimonianze dell’esistenza di orologi portatili è una lettere di Jacopo Trotti, ambasciatore degli estensi, inviata al duca di Ferrara Ercole I, datata 19 luglio 1488 dove l’ambasciatore riferisce dei “segnatempo” usati per la confezione di tre abiti.
Nel 1512, Johann Cochlaeus, umanista e teologo tedesco, nella sua edizione del De Chorographia del geografo romano Pomponius Mela riferisce di un certo Petrus Hele che: Fabbrica […] con un po’ di ferro, orologi che sono costituiti da numerose molle e che, in qualsiasi posizione, mostrano e suonano l’ora per la durata di quaranta ore e senza alcun peso anche se li si porta sul petto o in tasca.
Cochlaeus si riferisce a Peter Henlein, un fabbricante di serrature e orologi di Norimberga. Il Germanishes Nationalmuseum possiede il così detto orologio da tasca Helein, ritenuto all’inizio il più antico orologio portatile ritrovato (ipoteticamente del 1510). Diverse analisi sui materiali e sulle incisioni hanno poi dimostrato che l’orologio si compone di parti di diverse epoche non riconducibili al XVI secolo.