SPECIALE: La neve tra scienza e arte

SPECIALE: La neve tra scienza e arte

La neve emoziona da sempre l’immaginario di grandi e piccoli. Scopriamo in questo speciale cosa ci dice la scienza e come l’arte ha cercato di svelare il suo fascino, passando per il mondo dei sogni e la spiritualità.

La forma della neve 

Le goccioline d’acqua presenti nel vapore che forma le nuvole, quando raggiungono quote elevate con temperature inferiori e prossime allo zero, congelano per brinamento, formando cristalli solidi, di forma esagonale e simmetrica. Questi cristalli di ghiaccio si aggregano tra loro e una volta raggiunto un peso tale da non poter essere più tenuti sospesi dalle correnti d’aria, cadono, sotto forma di neve.

Fotografare la neve: Bentley e i “Fiori di ghiaccio” 

Ma i cristalli di ghiaccio che compongono i fiocchi di neve, sono tutti uguali? Tra i primi a dedicarsi a immortalare questi cristalli, il fotografo statunitense Wilson Alwyn Bentley (1865-1931) (foto sotto). La tecnica che utilizzava era molto semplice: si faceva posare i fiocchi su un vassoio ricoperto di velluto per poi raccoglierli utilizzando una sottile spatola metallica, su un vetrino da microscopio e fotografarli con la sua apparecchiatura microfotografica, un microscopio collegato a una macchina fotografica. Bentley scattò oltre 5.000 fotografie di quelli che chiamava “tiny miracles of beauty”, i fiocchi di neve, minuscoli miracoli di bellezza, e gli “ice flowers”, i cristalli, i fiori di ghiaccio. Nonostante tutti questi scatti, il fotografo non riuscì mai a trovare due cristalli di ghiaccio perfettamente identici, come scrisse nel suo libro Snow Crystals del 1931.

Le forme dei cristalli

Il segreto della loro affascinane simmetria, perfezione e complessità geometrica, è una incredibile combinazione di fisica e geometria, studiata tutt’oggi dagli scienziati. Temperatura, umidità, tempo sono alcuni dei parametri che influenzano la struttura morfologica, la forma, finale del fiocco di neve. A partire dalla forma base del “germe” di ghiaccio, di forma esagonale, si generano tre principali strutture cristalline: le placchette di forma piana, le forme allungate dette aghi di ghiaccio, colonne e prismi, i dendriti dalle singolari ramificazioni e stelle, quest’ultime come la forma del classico fiocco di neve rappresentato anche nei disegni dai bambini. 

La magia della neve nel cinema, nell’arte e nella letteratura 

La neve, la magia di quella perfetta forma poetica che assumono questi piccoli cristalli del ghiaccio quando uniti precipitano dal cielo e imbiancano il paesaggio, ci trasporta subito in un mondo di fiabe, di incanto e di magia, suscitando sentimenti di meraviglia sia nei grandi che nei piccini. Tanti autori e artisti del mondo della letteratura, della cinematografia, dell’arte hanno sviluppato le loro storie in paesaggi innevati: la neve talvolta avversa come nel film “The Day After Tomorrow” diretto da Roland Emmerich nel 2004 che descrive un futuro fanta-apocalittico dove la Terra viene avvolta da una nuova era glaciale, alla magia di Frozen del 2013 dove la Disney trae ispirazione dalla fiaba di Hans Christian Andersen, “La Regina delle nevi”: in questo caso la neve ha un doppio ruolo, quello benigno dell’amore, della purezza, del raccoglimento ma anche quello maligno dell’aridità di cuore, della separazione e della solitudine. Anche nella pittura, artisti di ogni tempo sono rimasti affascinati dalla neve e hanno cercato di cogliere le sfumature di questo velo bianco per imprimerlo sulla tela: Monet, Van Ghog, Friedrich, Munch, Chagall, Kandinsky e tanti altri.

La neve nei sogni

La neve ha un duplice significato nei sogni: da una parte la sua purezza che ci infonde un senso di pace, serenità e innocenza; dall’altro la sua freddezza che ci porta in un tunnel di tristezza, solitudine e avvertimento. Vedere in un sogno tanta neve significa ricchezza mentre sognare la neve sporca significa fortuna avversa per il sognatore.

Anche don Bosco sognò la neve: il sogno è conosciuto come “Il fazzoletto della purezza”. Era il 1861 e don Bosco sognò di trovarsi in una vasta pianura dove c’era un bel palazzo e una piazza. Sulla piazza una Signora distribuiva dei fazzoletti a un gran numero di giovani. Questi ragazzi stesero i fazzoletti ricamati in oro che riportavano le parole “Regina virtutum”. Subito dopo un gran vento si levò: alcuni ragazzi nascosero subito il fazzoletto mentre altri non lo fecero. Allora scoppiò un forte temporale, con pioggia, grandine e anche la neve che come frecce trapassò la stoffa, strappando e crivellando ogni
pezzuola. Giovanni ne rimase sconvolto. La donna spiegò a don Bosco che quei ragazzi avevano esposto le loro virtù e la loro purezza al vento delle tentazioni.

Masaru Emoto e le vibrazioni dei cristalli di ghiaccio 

Ricercatore e saggista giapponese, Masaru dedicò la sua vita a dimostrare che l’acqua è profondamente connessa alla nostra coscienza sia individuale che collettiva, compiendo numerosi studi sul comportamento dei cristalli di ghiaccio mentre si formano durante il congelamento. L’acqua sottoposta a pensieri, vibrazioni e parole negative si cristallizza in strutture non simmetriche, non armoniche mentre, viceversa, se sottoposta a sentimenti positivi e di amore, forma strutture cristalline perfettamente simmetriche. Secondo la tradizione giapponese, ogni cosa possiede l’Hado, la forza, l’energia vitale che ha il potere di curare e trasformare il corpo fisico ma anche la consapevolezza spirituale. Questa vibrazione è quella che, secondo gli studi di Emoto, genera nell’acqua questa diversa cristallizzazione.

Eschimesi: 99 parole per dire neve! 

Sicuramente avrete sentito la storia che i popoli eschimesi, come gli Inuit e gli Yupik, hanno molte parole per definire la neve. Il linguista e antropologo K. David Harrison ha girato il mondo per studiare le popolazioni e le lingue a rischio di estinzione. Da queste ricerche è emerso che queste popolazioni identificano 99 parole diverse per dire neve e ghiaccio: la neve che cade, quella che scende in fiocchi, la neve per terra, i cumuli, quella ghiacciata per costruire gli igloo, il ghiaccio rotto e così via. Indubbiamente una varietà lessicale che mette al centro della vita di questi popoli, l’importanza della natura. 

La ninna nanna di Pascoli

Forse qualcuno ricorderà ancora la poesia di Giovanni Pascoli (in foto) che veniva cantata dalle nonne di un tempo nelle fredde sere invernali: “La neve”. La musica di questa delicata ninna nanna era stata scritta dal compositore romano Piero Cimara.

Pamela Stracci

La neve

Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca, 

senti: una zana dondola pian piano. 

Un bimbo piange, il piccol dito in bocca, 

canta una vecchia, il mento sulla mano, 

La vecchia canta: – Intorno al tuo lettino 

c’è rose e gigli, tutto un bel giardino. 

Nel bel giardino il bimbo s’addormenta. 

La neve fiocca lenta, lenta, lenta.

La neve (da Myricae – 1903) Giovanni Pascoli

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