Carte Piacentine: iconografia tra gioco e divinazione

Carte Piacentine: iconografia tra gioco e divinazione

Gli oggetti di uso comune nascondono dentro di sé significati che il tempo cancella dalla memoria collettiva. È questo il caso delle carte piacentine: un piacevole passatempo ma anche un strumento per entrare in contatto con il nostro incoscio. Scopriamo cosa hanno da raccontarci.

Le carte da gioco piacentine rappresentano un affascinante esempio di arte figurativa che affonda le radici nella storia e nella cultura dell’Europa. Queste carte, originarie della città di Piacenza nell’Emilia-Romagna, sono un tesoro artistico che unisce tradizione, maestria artigianale e simbolismo e sono caratterizzate da un insieme di simboli, figure e motivi ornamentali che le rendono uniche nel loro genere. I quattro semi principali – coppe, denari, spade e bastoni – sono decorati con dettagli elaborati che riflettono la ricchezza e l’estetica dell’epoca in cui sono state create. Oltre ai semi, le carte piacentine presentano una serie di figure iconiche, conosciute come “carte di corte”. Queste figure si ispirano a personaggi storici e mitologici come Alessandro Magno, Caracalla, Giuditta, Rachele e molti altri che conferiscono un elemento narrativo e mitico alle carte e ci trasportano in un mondo di leggende e storie, arricchendo la loro iconografia.
Le immagini e i simboli di queste carte gioco piacentine sono stati oggetto di ispirazione per molti artisti nel corso dei secoli. La loro bellezza e l’artigianalità con cui sono stati disegnati hanno trovato espressione in dipinti, sculture e opere d’arte, testimoniando la loro influenza nell’ambito artistico e culturale. 
Una produzione molto diffusa e apprezzata è quella dell’incisore Lattanzio Lamperti, che dopo essersi ispirato ai tarocchi di Ferdinando Gumppenberg dei primi dell’Ottocento, realizzerà una propria iconografia delle carte ispirandosi allo stile francese che si stava affermando in quel periodo ma anche al medioevo lombardo: i mazzi con questa iconografia vennero messi in commercio tra il 1840 e il 1850. A partire dal 1950, Modiano iniziò a commercializzare anche un mazzo piacentino a due teste che ad oggi è il più venduto in assoluto.
Le carte piacentine sono in stile spagnolo e ogni mazzo contiene 40 carte suddivise nei quattro semi.
Ogni carta ha una sua interpretazione simbolica, che le fa non solo oggetti di gioco, ma anche strumenti per la divinazione e la lettura del destino, fatto che ci permette di approfondire la comprensione dell’iconografia che le caratterizza.

I semi, ispirati alla tradizione medioevale, sono:
Denari: rappresentavano chiaramente le monete e il sistema economico dell’epoca. Questo seme era associato alla sfera dei beni materiali, del commercio e delle transazioni finanziarie e viene raffigurato con dettagli che richiamano monete d’oro o d’argento, spesso con simboli o cifre che ne indicano il valore. Le immagini dei denari possono variare, ma solitamente mostrano motivi geometrici, ornamenti e simboli di prosperità. Rappresenta anche concetti come l’ambizione, l’avidità e la gestione delle risorse finanziarie o l’importanza di lavorare sodo, investire saggiamente e raggiungere il successo materiale nella vita ma anche, in senso divinatorio, la prosperità emotiva, relazionale o spirituale.

Coppe: le coppe simboleggiavano i recipienti utilizzati per bere e condividere bevande. Questo seme era associato alla sfera delle relazioni umane, dell’amore romantico e dell’espressione dei sentimenti. Viene raffigurato con dettagli che richiamano calici, tazze o coppe, spesso decorati con motivi floreali o ornamenti. Le immagini delle coppe possono variare, ma trasmettono un senso di bellezza, intimità e romanticismo ma anche concetti come la sensibilità emotiva, l’intuizione e la profondità delle emozioni, l’importanza delle relazioni affettive, della cura reciproca e della connessione emotiva con gli altri e possono essere interpretate come rappresentazioni dell’amore romantico, ma anche come simboli più ampi delle emozioni umane in generale. Invitano a esplorare i sentimenti interori, ad aprirsi all’amore e alla gioia, e ad abbracciare la parte emotiva dell’esperienza umana.

Spade: le spade erano associate al mondo militare e alla nobiltà, al concetto di forza, potere e autorità nella battaglia. il seme di spade viene raffigurato con dettagli affilati e intricati, richiamando l’aspetto e la forma di una spada reale spesso disegnate in pose dinamiche e in atteggiamenti di sfida. In senso divinatorio rappresentano concetti come la razionalità, la mente e la strategia, la forza interiore e la capacità di affrontare le difficoltà e le sfide della vita vita con determinazione e intelligenza.

Bastoni: i bastoni rappresentavano gli strumenti utilizzati dai contadini, come bastoni da pascolo o da lavoro nei campi. Questo seme era spesso associato alle attività agricole, all’energia vitale e alla forza fisica. Nel corso dei secoli, l’iconografia delle carte da gioco italiane si è evoluta, ma il seme di bastoni ha mantenuto il suo carattere distintivo e simbolico. Le carte da gioco piacentine rappresentano i bastoni come figure stilizzate di piante o alberi, spesso con foglie o rami intrecciati e richiamano alla connessione con la natura, l’ambiente rurale e le attività agricole. In senso divinatorio rappresentano anche la forza, la vitalità e l’energia necessarie per affrontare le sfide della vita.

Oggi, le carte da gioco piacentine continuano a essere ammirate e collezionate da appassionati di tutto il mondo. La loro iconografia ricca di dettagli e simboli, unita alla loro storia e cultura, le rende oggetti di grande valore artistico e patrimonio culturale.

Giuly Di Felice

© Riproduzione riservata

QUIA MAGAZINE CLUB   Pubblicato l'articolo: Bill Traylor: un outsider dell'arte americana  -  QUIA MAGAZINE sfoglia la rivista -  pubbicato il focus su L'amore di Dante per Beatrice nella lettura di un sonetto della Vita Nova - pubblicata la terza unità del Corso base di Scrittura Giornalistica - pubblicato l'articolo Oltre la tela: la Lowbrow Art -  pubblicato il podcast Shakespeare, il mistero della sua scrittura  -   pubblicata la terza parte dell'audiolibro "La contessa d'Amalfi" di Gabriele D'Annunzio