Dalle ombre di Platone al faro della verità: un’odissea filosofica
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Dalle ombre di Platone al faro della verità: un’odissea filosofica
Tra le molteplici chiavi ermeneutiche di una delle allegorie più celebri della storia della filosofia occidentale come il mito della caverna di Platone, un Matrix ante litteram, c’è senz’altro la versione che la incorona come una colorata trattazione di epistemologia.
di Andrea Petriccione
Uomini che hanno vissuto in un mondo di ombre, un “paese della bugia dove la verità è una malattia” (Rodari), vivono nella credenza che il mondo siano proprio quelle ombre stesse quando altro non sono se non proiezioni e i loro pensieri null’altro che falsità dinanzi ad un arido vero che in un primo momento accecherà ma in un secondo sarà foriero di felicità in luce da (non -anche purtroppo per i più-) accogliere squarciando un velo di Maya e liberandosi di catene letterali e metaforiche…
Citando Dostoevskij, “chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte” e dirla “in tempi di menzogna universale è un atto rivoluzionario” aggiungerebbe Orwell.
In quest’ottica la filosofia, nel proprio senso etimologico, si configura, come Platone insegna anche più esplicitamente in altri luoghi della sua produzione, nella prospettiva di una tensione verso una irrequieta, continua e inappagata ricerca della verità. Questo è lo spirito che muove un filosofo “amante di sapienza per tutta la vita” fra mancanza e pienezza del sapere in una indagine di senso circa l’uomo e la vita.
Un pathos nietzschiano per la ricerca della verità che rende giustizia alla conoscenza disdegnando “tutto ciò che acceca e confonde il giudizio sulle cose” per conoscerle “in modo puro”, “nella luce migliore”, “con occhio attento”.
Perciò, tra scienza e saggezza, un filosofo che aspira alla totalità dell’essere, nel vedere tutto il tempo e lo spazio, ricerca un senso universale dell’essere stesso e dei suoi fondamenti bandita una doxa (una – falsa in tal caso – opinione) all’insegna dell’aletheia (una verità assoluta).
Proprio ciò è, in senso lato, uno dei filoni più interessanti nella storia filosofia tutta: il viaggio verso la luce o la ricerca del sapere, una analisi ed un vaglio esercitati con costanza finalizzati a confermare le proprie ipotesi e in ultima istanza a perfezionare il possesso della verità.
Platone tematizza, anzi amplia il discorso gnoseologico e quindi lo arricchisce con l’argomento della conoscenza – intesa come reminiscenza di quanto osservato nel mondo delle idee – e delle vie della dialettica oltre che della verità che è ancilla nella scelta del modello di vita da intraprendere alla reincarnazione.
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È chiaro che questo è un tema caro a più filosofi di molteplici epoche:
- tra chi cerca di comprendere l’archè o principio dell’universo;
- chi cerca di scindere fra verità assoluta o essere e attestazioni sensibili o non essere, affermando la superiorità della conoscenza intellegibile sulla sensibile e viceversa o anche approdando ad esiti di ciò che è stato definito in modo calzante come “innatismo virtuale” distinguendo pure tra verità di ragione e di fatto;
- chi afferma che il simile si conosce con il simile o con il dissimile;
- chi invita a conoscere sé stessi tanto da ridurre tutte le virtù alla sola conoscenza e al sapere;
- chi battaglia per una verità basata su dimostrazioni e una conoscenza intesa come nesso premessa-conclusione;
- chi configura Dio e la fede come lumen di conoscenza dove la ragione abbandonata a sé è limitata;
- chi indaga la facoltà della ragione riguardo a tutte le conoscenze a cui può aspirare tentando di tematizzare la Metafisica come scienza;
- chi, all’emergere di nuove esigenze conoscitive legate allo sviluppo tecnico-scientifico, in cerca di un metodo, propone matematica e geometria come modello metodologico privilegiato a cui ispirarsi per una riforma del metodo del conoscere;
- chi tematizza la conoscenza adeguata come unico mezzo di libertà e beatitudine con una perfezione umana fondata sulla conoscenza dell’intelletto;
- chi sostiene che il principio della conoscenza sia una azione spirituale per intuizione;
- chi si propone di mostrare il cammino della coscienza verso il sapere assoluto sin dalla primaria “coscienza immediata”;
- chi tratta di fallibilità e falsificabilità della conoscenza umana e delle sue teorie o anche di slittamenti dei paradigmi del conoscere.
Si potrebbe continuare con altri riferimenti.
Insomma è proprio vero che, come ricorda Bacone, “sapere è potere” e come dice Socrate “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” perché “esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza”.
Perciò non dobbiamo smettere di imparare, come caldeggia Catone, e dev’essere nostra cura accrescere ciò che sappiamo perché la sapienza raramente è data dalla sola vecchiaia e, per quanto questa ogni tanto crei problemi, non è tramite l’ignoranza che possiamo risolverli, come insegna Asimov.
D’altronde “lo studio è come la luce che illumina la tenebra dell’ignoranza, e la conoscenza che ne risulta è il supremo possesso, perché non potrà esserci tolto neanche dal più abile dei ladri. Lo studio è l’arma che elimina quel nemico che è l’ignoranza. È anche il miglior amico che ci guida attraverso tutti i nostri momenti difficili.” (Dalai Lama)
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