Le antiche radici del moderno Halloween

Le antiche radici del moderno Halloween

di Pamela Stracci

Quando si parla di Halloween, la notte del 31 ottobre, molti la liquidano come una mera importazione americana, un prodotto del consumismo privo di legami con la nostra storia. Ma è davvero così? In realtà, le tradizioni legate al mondo dei defunti affondano le radici nel nostro patrimonio culturale, risalendo a epoche antichissime che si perdono nella notte dei tempi.

Nell’Antica Roma pagana

Già nell’Antica Roma pagana, esistevano ricorrenze strettamente connesse al culto dei morti. Una di queste era il “Mundus Patet” (il mondo è aperto), a sua volta legato a un rituale etrusco ancora più antico: il “Mundus Cereris”.

Il Mundus Cereris era una fossa circolare, consacrata ai Mani (le anime dei defunti) e posta nel santuario di Cerere.

Secondo il filosofo greco Plutarco, a Roma, il Mundus era situato nei pressi del Foro Romano e oggi viene identificato con l’“Umbilicus Urbis Romae” (l’ombelico, il centro della città).

Il Mundus veniva aperto solo tre volte l’anno (24 agosto, 5 ottobre e 8 novembre). In questi giorni nefasti, si riteneva che i defunti fossero liberi di vagare sulla terra dei vivi.

Un’altra festa romana, celebrata il 9, l’11 e il 13 maggio, era la Lemuria o Lemuralia, istituita per esorcizzare i terrificanti spiriti dei morti, i lemuri. Per placare l’ira di queste entità e ingraziarsi quelle benevole, si usava offrire dolcetti e pietanze ai passanti in cambio di benedizioni.

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Foto di Daisy Anderson

Samhain: il capodanno celtico e l’origine del “Trick or Treat”

Parallelamente, in Irlanda e nelle terre celtiche, si celebrava il Samhain, il capodanno celtico. Questa era la notte in cui l’estate e la luce cedevano il passo all’inverno e alle tenebre. La festa durava più giorni, e si credeva che il mondo dei vivi si mescolasse a quello dei morti, permettendo ai defunti di tornare dall’aldilà.

Per esorcizzare il mondo delle tenebre e ottenere protezione, i Celti accendevano falò e ringraziavano le divinità, si aggiravano per le strade con lanterne ricavate da grosse rape per illuminare il cammino e spaventare gli spiriti, indossavano costumi per confondersi o intimidire i defunti.

Da questa tradizione risale l’usanza del bussare alle porte per ricevere cibo in cambio di fortuna, da cui deriva l’attuale e famoso motto “trick or treat?” (dolcetto o scherzetto?). Nonostante l’immaginario moderno, la parola stessa Halloween deriva dall’inglese arcaico All Hallow’s Eve, ovvero la “vigilia di tutti gli spiriti santi” (Hallow).

Il mito di Jack O’LanternUn’altra figura strettamente legata al folklore irlandese è Jack O’Lantern, un astuto fabbro che, a causa dei suoi peccati e di un inganno al Diavolo, fu condannato a vagare eternamente sulla Terra. Per illuminare il suo cammino, utilizzava una lanterna rudimentale fatta con una rapa e un tizzone ardente.

Quando nell’Ottocento gli irlandesi emigrarono in massa in America, portarono con sé la storia di Jack. Non trovando rape adatte oltreoceano, iniziarono a intagliare le zucche, che divennero così il simbolo iconico della festa.

La cristianizzazione e le tradizioni sopravvissute

La Chiesa Cattolica intervenne per “rompere” la tradizione pagana e integrare i culti in un contesto cristiano:

Papa Bonifacio IV nel 609-610 sostituì i Lemuria con il giorno di “Tutti i Santi” e consacrò il Pantheon a Roma.

Papa Gregorio III nell’VIII secolo trasferì la festività di Ognissanti al 1° novembre, legandola ai riti celtici di Samhain.

Nel 998, l’abate di Cluny, Odilone, istituì la festa del 2 novembre, “Tutti i Morti”.

Tuttavia, gli antichi riti pagani non sparirono del tutto, ma sopravvissero nelle famiglie rurali e contadine, arrivando fino a noi con le loro varianti regionali. L’usanza del “dolcetto o scherzetto” sopravvisse in una forma cristiana, dove mendicanti e contadini bussavano alle porte la notte di Ognissanti chiedendo elemosina o un pezzo di dolce in cambio di preghiere per le anime dei defunti.

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Foto di Aleksandar Cvetanovic

Usanze italiane: i lumini e il cibo per l’oltretomba

Anche in Italia molte tradizioni legate alla vigilia di Ognissanti erano praticate fino a poco tempo fa:

A Roma: Era usanza consumare cibo, in particolare le “fave dei morti” (dolcetti), vicino alle tombe per fare compagnia ai defunti.

Luminarie: In quasi tutte le regioni, si accendevano lumini sulla finestra per aiutare i cari defunti a ritrovare la strada di casa.

Offerte per i Viaggiatori: Sui davanzali si lasciavano dolcetti, castagne, latte o vino per rifocillare i morti stanchi dal viaggio dall’oltretomba.

Sicilia: I bambini ricevevano frutta secca e dolci come doni dai parenti defunti, se si erano comportati bene.

Veneto: Le zucche intagliate e illuminate, simbolo di resurrezione, venivano poste sui davanzali o usate per spaventare i passanti.

Sardegna: Si festeggia ancora Sant’Andrea, con adulti che percuotono oggetti per intimorire i ragazzi, che a loro volta raccolgono offerte e dolci.

Halloween, sebbene sia tornato oggi come una festa popolare dalla forma fortemente commerciale e talvolta macabra, è una tradizione importata in America dagli Irlandesi nell’Ottocento che affonda le radici in culture millenarie. Ha perso molto di quell’affinità con i culti originari che celebravano invece il forte legame e il rispetto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, una connessione sempre esistita in tutte le popolazioni del globo.

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Foto di Artie Siegel

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