Craspedacusta Sowerbii: una sorprendente medusa d’acqua dolce

Craspedacusta Sowerbii: una sorprendente medusa d’acqua dolce

di Chiara Morelli

Le meduse, creature eteree e affascinanti, sono comunemente associate al mondo marino: chi di noi non le ha incontrate mentre infestavano le acque durante una vacanza al mare? Eppure la natura è così straordinaria nella sua diversità che forse non dovremmo stupirci che ci siano specie che completano il loro ciclo vitale negli ambienti di acqua dolce. La specie indubbiamente più particolare e studiata è la specie invasiva Craspedacusta sowerbii, un piccolo cnidario appartenente agli Hydrozoa.

La C. sowerbii venne osservata per la prima nel 1880 da James de Carle Sowerby, che la notò tra i laghetti nei giardini delle ninfee al Regents Park di Londra.
Un’osservazione indubbiamente inusuale: chi si sarebbe mai aspettato di trovare una medusa lì? A questo incontro seguirono varie osservazioni in tutta Europa, tra cui quella italiana del 1946 all’Istituto di Anatomia Comparata dell’Università di Roma. La sua distribuzione in Europa ha suscitato curiosità riguardo alla sua origine, su cui sono state fatte divere ipotesi. 

Secondo alcuni la specie sarebbe originaria dell’Asia e avrebbe raggiunto l’Europa tramite l’importazione di piante acquatiche o, si ipotizza, attaccate alle zampe degli uccelli migratori: infatti, la specie può avere degli stadi di resistenza (anche al disseccamento) che possono andare a finire nel fango, e non è difficile che i migratori si sporchino mentre stanno provvedendo ad alimentarsi!

La specie, ad oggi diffusa in tutti i continenti tranne quello Antartico, però ha un impatto non indifferente sull’ecosistema che la ospita: alimentandosi di alghe, piccoli pesci, larve d’insetti e altri organismi acquatici, influenza la loro presenza nell’ambiente, aumentare la competizione con animali che si cibano di  queste stesse risorse. Inoltre, quando le meduse “fioriscono” (dunque si creano moltissimi individui in poco tempo) calano le concentrazioni di ossigeno nell’acqua, creando una generale condizione sfavorevole.
Specie come la C. sowerbii continuano ad alimentare il nostro stupore riguardo la diversità. La sua presenza e la sua espansione, che si stima in crescita almeno fino al 2100, crea nuovi orizzonti da comprendere e affrontare, nel nostro tempo e in quelli futuri.

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