L’incredibile viaggio dei bottoni

L’incredibile viaggio dei bottoni

Dalla preistoria all’età contemporanea, i bottoni ci parlano della storia economica, sociale e della moda e ci dicono chi siamo.

La storia dei bottoni si perde nella notte dei tempi ed è una delle forme d’arte più antiche del mondo. Ritrovati già in contesti preistorici, anche durante alcuni scavi archeologici effettuati nella valle dell’Indo sono stati rinvenuti bottoni, seppur rudimentali, databili tra il 2800 e il 2600 A.C. Questo accessorio venne utilizzato anche nell’Antica Roma ma soltanto per abbellire mantelli e drappeggi: solo nel Medioevo, quando gli abiti diventeranno più attillati verrà utilizzato come chiusura. Tante le curiosità e gli utilizzi che appartengono alla storia del bottone.
Col passare dei secoli i bottoni divennero uno status symbol e più erano preziosi e ricercati, più chi li indossava appariva ricco e potente agli occhi del mondo.
A tal proposito Francesco I Re di Francia in occasione di un importante incontro con un Sultano si fece confezionare un abito di velluto nero con 13.600 pesanti bottoni d’oro. Luigi XIV, il Re Sole, durante le riunioni di governo a Versailles era solito indossare sempre una veste sulla quale aveva fatto applicare 816 bottoni in pietre dure e 1826 bottoni in diamante dal valore inestimabile.
La Regina Elisabetta I d’Inghilterra a partire dal 1500 fece cucire tanti bottoni sulle maniche delle divise dei soldati inglesi affinché non ci si pulissero il naso.
Un simile espediente fu messo in atto anche dal governo americano nella Guerra di Secessione: sulle divise dei soldati americani, specificatamente lungo la schiena, fecero cucire tanti bottoni cosicché i soldati, infastiditi da quelle sporgenze, non potessero dormire troppo a lungo.
Famosi poi i “bottoni del contrabbandiere” una sorta di scatoline dove, per passare la frontiera, veniva nascosta merce proibita.
Alla fine dell’800 i nobili fecero forgiare lo stemma araldico del loro casato sui bottoni delle divise della loro servitù affinché tutti gli invitati che entravano a Palazzo si rendessero conto dell’importanza del padrone di casa e più bottoni c’erano sulle divise e più il nobile era da considerarsi facoltoso.

Questi oggetti quindi non solo sono stati e sono ancor oggi utili, ma ci raccontano la storia economica, sociale e della moda dai secoli andati sino ad oggi.
L’uso del bottone è stato e rimarrà nella storia come un vero e proprio mezzo di comunicazione e gli appassionati potranno ammirare una collezione a dir poco fantastica nel Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna primo e unico museo in Italia nel suo genere.
Il bottone ha viaggiato per secoli: è stato tra gli uomini delle caverne, tra ricchi, poveri, nobili e plebei, tra le donzelle del Medioevo fino alle dame dell’800. Ha visitato carceri e domus dell’Antica Roma, è stato e sarà fonte di ispirazione e guadagno per gli stilisti di tutto il mondo, ha sedotto slacciandosi
al punto giusto e al contempo indossato in segno di lutto.

Chi mai avrebbe pensato che un piccolo e semplice oggetto come un bottone potesse dirci così tanto su di noi?! Come ci dice lo scrittore Carl Aderhold: “Non si presta mai abbastanza attenzione alle piccole cose della vita.”

Ambra Frezza

© Riproduzione riservata

QUIA MAGAZINE CLUB   Pubblicato l'articolo: Bill Traylor: un outsider dell'arte americana  -  QUIA MAGAZINE sfoglia la rivista -  pubbicato il focus su L'amore di Dante per Beatrice nella lettura di un sonetto della Vita Nova - pubblicata la terza unità del Corso base di Scrittura Giornalistica - pubblicato l'articolo Oltre la tela: la Lowbrow Art -  pubblicato il podcast Shakespeare, il mistero della sua scrittura  -   pubblicata la terza parte dell'audiolibro "La contessa d'Amalfi" di Gabriele D'Annunzio