2776 candeline per Roma, la città eterna!

2776 candeline per Roma, la città eterna!

Roma è la città eterna e quest’anno spegne le sue 2776 candeline tra i suoi splendidi monumenti dell’antichità che ancora si innestano come tanti diamanti all’interno del tessuto urbano della frenetica città moderna. Per i cinesi, nella storia del mondo, solo un impero merita di essere ricordato e considerato oltre il Celeste Impero, ovvero quello romano. La magnificenza di una cultura che nonostante tutto ha resistito ai secoli e che il 21 aprile di quest’anno compie il suo 2.776esismo compleanno. Il 21 aprile del 753 a. C. è ricordato infatti come il “Natale di Roma”, il Dies Romana e la storia di questa immortale fondazione ci viene tramandata dallo scrittore romano Marco Terenzio Varrone basandosi sui calcoli di Lucio Taruzio, astrologo del I secolo a.C. Romolo, primo re di Roma, tracciò in questa occasione il perimetro, il confine, dell’urbe e iniziò la costruzione della città eterna sopra il colle Palatino. Tito Livio, lo storico romano autore della imponente Ad Urbe condita, ovvero “dalla fondazione della città”, la Storia di Roma in 142 libri, ci riporta puntualmente cosa successe quel fatidico giorno: per decidere chi doveva essere tra Romolo e Remo, i due fratelli discendenti dalla stirpe reale di Albalonga, il fondatore del nuovo abitato, “Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, interrogati mediante aruspici, chi avrebbe dato il nome alla città e chi vi avrebbe regnato. Per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi dodici quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re entrambi. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dallo scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette (probabilmente il solco sacro del pomerium) e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ucciso aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura!». In questo modo Romolo s’impossessò del potere e la città prese il nome del suo fondatore.”

Ma il 21 aprile è una data già nota nelle festività romane: racconta Ovidio che questo giorno era dedicato ai Parilia, una antica festività rurale tenuta in onore della dea della pastorizia Pales. Dove si purificava la comunità e le greggi, spruzzando l’acqua sugli animali, spazzando e pulendo gli ovili e ornando le pareti e le porte delle abitazioni con fronde e festoni. Seguivano sacrifici animali e si bruciavano, nel fuoco sacro purificatore, profumi, erbe e steli di fave e si invocava la protezione di Pales con una preghiera, a cui seguivano poi altri rituali propiziatori per il bestiame e le coltivazioni.

Queste festività, come altre e anche i festeggiamenti legati alla nascita di Roma, con l’avvento e la successiva diffusione del Cristianesimo come religione di Stato e con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente furono dimenticate: bisognerà aspettare il Risorgimento per ripristinare queste ricorrenze. Il Natale di Roma negli ultimi decenni è un appuntamento commemorato e ravvivato da molti gruppi di rievocazione storica presenti in tutta Europa con cerimonie, festeggiamenti, giochi, convegni, musica e a Roma con il favoloso corteo storico su via dei Fori Imperiali. Quest’anno a causa della emergenza sanitaria in atto e delle relative restrizioni i festeggiamenti saranno limitati.

In ogni caso Felix Dies Natalis, Roma!

Moreno Stracci

 

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