Pandoro Ferragni, cartina al tornasole della società

Pandoro Ferragni, cartina al tornasole della società

di Pamela Stracci

Come linea editoriale, essendo Quia Magazine una testata che si occupa di cultura, società e benessere, il caso “Ferragni-Balocco” fino ad ora non era stato trattato. Ma adesso si sono aggiunte nuove variabili che obbligano a una riflessione alla quale non possiamo sottrarci.

Facciamo un breve riepilogo: l’Antitrust ha sanzionato Chiara Ferragni, nota influencer italiana, e la casa dolciaria Balocco per la campagna promozionale del pandoro Pink Christmas dello scorso Natale (2022). Una sanzione da un milione di euro ma ancor peggio il danno alla reputazione e la perdita di stima da parte dei fan dell’influencer. Sì perchè la vendita di quel prodotto avrebbe dovuto sostenere l’ospedale Regina Margherita di Torino per la ricerca sull’osteosarcoma e sarcoma di Ewing, così almeno era lasciato intendere dagli spot pubblicitari. In realtà la Balocco aveva già stanziato in cifra fissa e donato i soldi all’ospedale nel maggio 2022 mentre le aziende che gestiscono il marchio Ferragni non hanno contribuito a questa beneficienza. Di conseguenza la pubblicità del prodotto natalizio è stata considerata ingannevole dall’Antitrust ed è scattata la sanzione. Tra le motivazioni quella appunto di aver fatto credere ai consumatori che avrebbero contribuito alla donazione, inducendoli ad acquistare  un prodotto al costo di due volte e mezzo il prezzo medio di un pandoro comune, 9 euro invece che circa euro 3,70. Un inganno, secondo l’Agcom indotto tramite campagna pubblicitaria, i post social della stessa Ferragni ma anche l’apposizione dell’apposito cartiglio sulla scatola del dolce. Di qui è scattata anche la denuncia del Codacons per truffa aggravata ai danni dei consumatori.

Poi si è aperto il vaso di Pandora, con il caso anche sulle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi e ora sembra non escludersi un’ulteriore apertura dell’inchiesta milanese stavolta sulle Bambole Trudi Doll vendute dal 2019 il cui ricavato era stato devoluto in beneficienza alla “Stomp out bullying”, organizzazione no profit contro il cyberbullismo come riportato da «La Verità» e sul cachet di Sanremo devoluto all’Associazione Nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza

Anche la premier, con la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Economia e delle Finanze,  stanno lavorando su un disegno di legge che  regoli gli obblighi di trasparenza nella beneficienza e già soprannominato “ddl Ferragnez”. 

Insomma una vera bufera mediatica, giudiziaria e politica, che vedremo come andrà a finire con gli svilupi giudiziari sulla vicenda.

Ma cosa è scattato nei fan e nei simpatizzanti di Chiara Ferragni dopo tutto questo marasma?

Ebbene molti utenti hanno subito messo in vendita il pandoro griffato Ferragni a prezzi esorbitanti che vanno dai 50,00 euro a ben 600,00 euro per un prodotto che, con molta probabilità, è scaduto visto che era del Natale 2022 ma ora è un prodotto da collezione, soprattutto dopo lo scandalo. Non solo il Pandoro ma anche il Nastro che legava la scatola è stato messo in vendita per quasi 700,00 euro su un noto sito di vendita online.

Anche la bambola Trudi in vendita fino a 250,00 euro e altri prodotti a prezzi stellari come la bottiglia di acqua da 75cl a 450,00 euro.

Una storia che, oltre i reati contestati all’influencer dalla Giustizia, solleva diverse questioni sociali e etiche.

Da un lato questi prodotti che dopo lo scandalo sono stati conclamati come “da collezione”, il che per la mera legge del mercato ne “giustifica” l’aumento del prezzo, dall’altro l’entusiasmo dei fan e la connessione emotiva con la Ferragni possono portare a comportamenti irrazionali: i fan potrebbero essere disposti effettivamente a pagare cifre elevate per ottenere un pezzo della storia dell’influencer o per dimostrare solidarietà.

Differentente per quei consumatori che pensavano di contribuire ad un gesto di beneficienza acquistando i prodotti in questione. La vendita di questi oggetti a prezzi elevati è stata vista da molti fan come ulteriore sfruttamento e manipolazione della situazione e un tradimento da parte della loro begnamina: lo dimostrano i commenti negativi sotto il video di scuse postato dalla influencer dopo la notizia.

 

Il caso Pandoro è una cartina al tornasole della società, e tu quanto sei disposto a “spendere” per la società dell’immagine? Scrivilo a redazione@quiamagazine.it.

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