Ghost hunting: intervista a Daniele Cipriani

Ghost hunting: intervista a Daniele Cipriani

Il mondo del paranormale è sempre stato e tuttora è oggetto di curiosità ma anche di scetticismo da parte dell’opinione pubblica. Molti sono gli spunti per un dibattito teso ad analizzare quali siano quei fenomeni inspiegabili ma reali e quali invece siano fatti accidentali interpretati in senso paranormale dalla superstizione o dalla suggestione, o provocati da stati psichici alterati. Parliamone con chi studia e cerca di fare chiarezza da anni su questi fenomeni.
È un grande piacere intervistare Daniele Cipriani, parapsicologo, presidente e fondatore dell’Associazione Ghost Hunters Roma GHR, che dal 2006 opera nel campo dei fenomeni paranormali attraverso l’applicazione di metodologie scientifiche.

Daniele, innanzitutto grazie! Entriamo subito nel vivo. In altre interviste hai spiegato come è nato il tuo interesse per il paranormale: da ragazzo, a casa di amici, hai assistito allo spostamento anomalo di un posacenere di grandi dimensioni e all’accensione di alcuni apparecchi elettronici benché fossero scollegati dalla presa di corrente. Dove magari altri ragazzi sarebbero scappati in preda al panico, per te, questo episodio ha rappresentato l’inizio di un viaggio nel mondo del paranormale. Raccontaci questo viaggio: dal posacenere che si muove alla fondazione della GHR.
L’evento vissuto da ragazzo ha sicuramente messo in moto una curiosità che, nel tempo, si è trasformata in una passione che ha dettato i tempi della mia vita finora. Da quel momento, infatti, iniziò una ricerca spasmodica volta a comprendere gli eventi di quella notte. Iniziai a studiare e a fare esperimenti; furono i primi timidi approcci al mondo del paranormale. Volevo essere certo che i fenomeni ai quali avevo assistito erano reali e concreti. Dopo aver sperimentato i primi risultati significativi, iniziai a tracciare un percorso nella mia mente, volevo dimostrare che i fenomeni paranormali erano (e sono) una realtà!
La fortuna, ed i casi della vita – che forse casi non sono – mi fecero incontrare persone adatte allo scopo che, con il tempo, divennero ben più che semplici collaboratori ma amici inseparabili. Ora, dopo tanti anni di ricerche ed esperienze, alcuni non ci sono più, altri hanno preso strade diverse; l’Associazione GHR è cambiata come siamo cambiati noi, ma siamo ancora qui, oggi come ieri, pronti a dedicarci anima e corpo alla ricerca.

Le vostre ricerche impiegano il metodo scientifico che, basato su regole definite, è al riparo da coinvolgimenti emotivi o suggestioni personali. Piero Angela oltre quarant’anni fa, scriveva: “Se in questi 100 anni si fossero trovati veramente dei fenomeni paranormali, la comunità internazionale degli scienziati li avrebbe senz’altro riconosciuti, anche perché la scienza è un po’ come lo sport: non può negare certi risultati, a condizione, ovviamente, che siano controllati da giudici indipendenti.” Considerando che oggi, a differenza dei secoli passati (viene da pensare allo spiritismo ottocentesco), voi ricercatori avete a disposizione strumentazioni scientifiche e una preparazione tecnica specializzata, pensi che questo scetticismo nei confronti dei fenomeni paranormali abbia ancora ragione di esistere?
L’affermazione di Angela sarebbe corretta solo se ci fosse nella comunità internazionale la volontà di studiare questi fenomeni con serietà e trasparenza. Molti scienziati negli anni lo hanno fatto, hanno tentato prove sperimentali in laboratorio, esperimenti qualitativi e quantitativi su questa fenomenologia con discreto successo. Gli studi sulle facoltà extrasensoriali e medianiche hanno interessato nei secoli premi Nobel, scienziati di fama mondiale, servizi di Intelligence ed università. Dubito che il mondo accademico si sarebbe mai mosso in questo senso solo per delle “Fantasie”. Ad onor del vero però, come accadde per la psicologia e la psicoterapia ai suoi albori, siamo ancora molto lontani dal comprendere genesi, evoluzioni, variabili e processi dietro l’insorgere di questi fenomeni ed è quindi comprensibile che, alcuni esponenti della scienza, ne prendano le distanze. In fondo, è molto più semplice dire “sono tutte sciocchezze” piuttosto che dedicare una vita a tentare di sciogliere nodi e problemi di una disciplina che, ancora oggi, cammina sul sottile filo che divide scienza e pseudo- scienza.

C’è chi afferma che i fenomeni paranormali non possono essere spiegati con gli strumenti utilizzati per l’indagine su fatti fisici, e che anzi, i risultati ottenuti tramite tali mezzi dimostrerebbero proprio l’appartenenza di quei fenomeni al mondo fisico e non a quello spiritistico. In altre parole, visto che questi fenomeni rispondono alla strumentazione scientifica, sarebbero da classificare come fatti fisici per i quali la scienza non sa semplicemente ancora fornire risposte. Come rispondi a questo? Allo stato attuale delle conoscenze e dei mezzi a disposizione, con che grado di sicurezza si può affermare l’effettiva esistenza di fenomeni paranormali?
L’esistenza di alcuni fenomeni paranormali è un fatto. La diatriba su “fatti fisici” e “fatti paranormali” credo sia un falso problema. Moltissime cose che ieri erano “mistiche” oggi sono scienza ed un’affermazione non smentisce necessariamente l’altra. Potremmo trovarci di fronte a fatti fisici che hanno una matrice spirituale ad esempio, ma siamo ancora lontani da dimostrare questa teoria. È fondamentale essere cauti prima di parlare di accadimenti spiritici. L’utilizzo di strumentazione, ad onor del vero, ha i suoi limiti proprio in questo senso. Ad oggi, possiamo certificare l’insorgere di un fenomeno ma non ne conosciamo le cause e non possiamo sicuramente affermare che si tratti di fenomeni trascendentali. Se si manifestano in questa realtà sicuramente rispondono a delle leggi fisiche che in parte conosciamo e che in parte, forse, no. Per concludere, sintetizzando, i fenomeni paranormali esistono ma dobbiamo inquadrarli meglio prima di poterli classificare con certezza.

Una tua dichiarazione mi ha particolarmente incuriosito. Dici: “Ragionando con acume vien da sé che se scatto una fotografia ad una formazione antropomorfa ciò che ottengo è qualcosa che è emerso in maniera paranormale ma che non può essere ricondotto alla presenza spiritica di qualcuno”. Puoi spiegare cosa intendi e fornire qualche esempio che hai avuto modo di analizzare?
Fotografare una figura con sembianze umane (se fotografata in condizioni di controllo) ci dice che in un dato punto, dove non c’è nulla, appare una figura per l’appunto antropomorfa. Nulla di più. Dire che quella figura è uno spirito senziente significherebbe affermare qualcosa senza avere prove a supporto dell’affermazione stessa. La paranormalità dell’evento è oggettiva, l’interpretazione no.
Qualche anno fa ci trovavamo all’interno di un ex manicomio per effettuare una ricerca preliminare ed analizzare il luogo. Scattai una serie di fotografie con una particolare macchina aperta all’acquisizione di una parte dello spettro degli infrarossi e degli ultravioletti e quando visionai la fotografia apparve molto nitidamente una figura antropomorfa davanti ad una porta (la foto si può vedere sul nostro sito web). Tentai un’interazione con la figura ma non ottenni nulla, tentammo di replicare il fenomeno ma non accadde niente. La domanda risulta spontanea: se fosse uno spirito perché non risponde? Non ci sono le condizioni ambientali? E altre mille domande di questo tipo alle quali ancora non sappiamo rispondere. Per questo dobbiamo usare cautela e fermarci a ciò che possiamo dimostrare. L’apparizione di una figura antropomorfa è un fatto, la connotazione spiritica del fenomeno invece, è ancora tutta da dimostrare.

Oltre allo studio di casi di interazione tra spiriti e materia, vi occupate anche di ricerche nel campo della medianità, ossia la capacità che alcune persone dichiarano di possedere e che le renderebbe in grado di stabilire un contatto con entità disincarnate. La ricerca qui si complica per la presenza del fattore umano e le conseguenti implicazioni di pertinenza della psicologia e della psichiatria. Qual è l’opinione che ti sei fatto su questi fenomeni?
La medianità è un campo particolare e spinoso, ancor di più rispetto alla ricerca strumentale. Personalmente ho assistito a fatti che non trovano spiegazione ed ho conosciuto persone che sembrerebbero in grado di stabilire un contatto con l’aldilà o comunque di fornire indicazioni precise su fatti, personalità, luoghi e vissuti di persone defunte. Non credo che si tratti di “Doni dal cielo” ma piuttosto di facoltà più o meno latenti dell’essere umano. Sono stati condotti esperimenti in doppio e triplo cieco, qualcosa si sta muovendo anche a livello accademico ma va usata cautela. Dietro alla parola medianità c’è un vastissimo numero di fenomeni fisici ed intellettivi pronti ad essere studiati ed analizzati e ci sono dibattiti ancora aperti sul tema anche tra noi studiosi. La strada è lunga ma le premesse ci sono tutte.

Cambiamo prospettiva e parliamo ora dell’aspetto umano di quello che fate. Premettendo che le vostre indagini sono realizzate sempre a titolo gratuito, le persone hanno la possibilità di richiedere un vostro intervento qualora ritengano di essere in presenza di fenomeni paranormali. Non parliamo solo di interventi in grandi edifici storici avvolti da leggende, ma anche in abitazioni private, dove spesso chi vi contatta ritiene di assistere a fenomeni legati a esseri disincarnati a loro cari. In queste circostanze, immagino che il vostro intervento prenda in considerazione le possibili reazioni emotive delle persone e che il vostro approccio, durante e dopo l’intervento, si adegui ai principi della comunicazione empatica. Prendo a prestito un termine dalla deontologia medica, il concetto di “Ritmo del paziente”. Ogni persona reagisce a notizie emotivamente forti in modi diversi: alcuni mostrano una speranza nell’effettiva presenza spiritica, altri la negano, altri ancora se ne sentono intimoriti o minacciati, alcune persone sentono che le tue parole potrebbero sconvolgere le loro vite. Come modulate la vostra comunicazione in questi casi? C’è un intervento che ti ha in particolare colpito umanamente?
La gestione dell’emotività dei nostri committenti è uno degli aspetti fondamentali della nostra attività. Indipendentemente dal vissuto emotivo delle persone che ci chiamano, una delle prime cose che facciamo è rassicurare sul fatto che questi fenomeni non possono far del male, non c’è nulla di “demoniaco o spaventoso” in atto e che non si deve temere per la propria incolumità in alcun modo.
C’è bisogno di molta sensibilità e si deve sempre entrare in punta di piedi, soprattutto considerando che, spesso, dietro a questi fenomeni ci sono dei lutti. La vicinanza umana, l’empatia e l’ascolto sono fondamentali per le nostre attività. Uno dei casi più toccanti fu quello di una madre che aveva perso la figlia prematuramente per un brutto male. In una delle registrazioni effettuate sentimmo nitidamente una voce di bambina dire “Salve Mamma”. Quando sottoponemmo il file alla signora ci raccontò che proprio “Salve Mamma” era una frase che usavano lei e la figlia per giocare tra loro dopo averla sentita su un cartone animato o comunque in Tv. Fu un’esperienza toccante, commovente e forse quale che maggiormente mi ha colpito negli anni. Anche solo questa esperienza credo lasci intendere l’importanza del fattore umano nei rapporti tra ricercatori e committenti.

La GHR, molto attiva non solo sul campo ma anche nella divulgazione, ha da poco concluso le sue indagini presso il Castello Baglioni di Viterbo, quali sono i programmi dell’associazione per i prossimi mesi?
Nei mesi a venire presenzierò ad una serie di convegni e conferenze in diverse regioni Italiane a scopo di divulgazione delle scienze di confine. Abbiamo programmato dei ritorni in diverse location (tra le quali proprio Castello Baglioni). In programma abbiamo anche una ricerca all’interno di un’abitazione privata dove gli inquilini lamentano la presenza di ombre, si sentono chiamare ed hanno visto degli oggetti spostarsi; vedremo se riusciremo a dare una risposta agli interrogativi di queste persone.

Spostiamo ora l’attenzione verso voi ricercatori. Parliamo della sfera emotiva. Quali emozioni provate durante le indagini sul campo? Non mi riferisco solamente alle aspettative legate al successo o meno dell’indagine ma anche e soprattutto alla vostra risposta emotiva ad una possibile presenza di entità spirituali. Come la gestite? Come sono cambiate le tue emozioni nel corso degli anni?
Non possiamo parlare di una risposta emotiva in presenza di entità in quanto è successo molto raramente di arrivare alla conclusione (comunque parziale) che ci si trovasse di fronte ad un’intelligenza sopravvissuta alla morte somatica. Quando è capitato, sicuramente l’emotività si è spostata verso chi è rimasto, che si tratti di una mamma, un fratello, etc. Queste ricerche non permettono una comunicazione diretta e fluente e questo sicuramente impedisce un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso (quantomeno verso una probabile entità). Inizialmente a spingermi era la curiosità, ad oggi, dopo tanti anni di esperienza, potrei dire che le emozioni predominanti sono lo stupore (di fronte a qualcosa che rimane comunque ignoto), l’aspettativa ed un senso di protezione verso le presone che ci chiamano, molte delle quali, spaventate. Chi fa questo tipo di ricerca deve mantenere per quanto possibile un approccio distaccato in quanto, soprattutto sul campo, la suggestione e l’eccesso di emotività potrebbero portare a falsi positivi e compromettere le ricerche stesse.

Concludo con un paio di domande personali. Lavorare in un campo come la parapsicologia immagino ponga al ricercatore una serie di interrogativi di carattere metafisico ed escatologico, quelli che l’umanità si porta dietro da sempre. Ti chiedo:
La tua frequentazione con il mondo del paranormale ha cambiato la tua visione della vita? Come?
Sì. Credo di aver sviluppato una maggiore sensibilità verso il prossimo. Al di là del Ghost Hunting, personalmente frequento, conosco e parlo con molte persone che hanno subito lutti, che si impegnano giorno dopo giorno a “sopravvivere” ad eventi così traumatici e questo mi ha reso sicuramente più sensibile. I vari fenomeni ai quali ho assistito hanno alimentato la convinzione che l’essere umano è ben più complesso di quanto si sappia fin ora e che parte della realtà che ci circonda è preclusa ai nostri sensi. Possiamo quindi limitarci ad un’approccio con il prossimo banale e superficiale ? No.
Nonostante questo accada, purtroppo, sempre più spesso. Quando i fatti a cui assisti ti fanno interrogare sulla possibile esistenza di una vita dopo la morte inizi a vedere la vita in maniera diversa, sviluppi una certa forma di empatia con il prossimo. Quantomeno per me è stato così.

Credi nella vita dopo la morte fisica? Sì? No?
Si. Ovviamente la risposta non è propriamente così univoca ma, in linea di massima, sono portato a credere che possa esistere una continuazione dopo la morte somatica. Credere però parte da un atto di fede, forse sarebbe più corretto dire che le mie esperienze mi hanno portato a convincermi dell’esistenza di una vita oltre la vita ma, sia come ricercatore che come uomo, non potrei parlare di convinzione totale. A volte mi dico certo delle sopravvivenza, altre volte mi sorgono tantissimi dubbi, ma credo che questa altalena di stati sia normale. In fondo, chi come me vive di ricerca psichica, credo non smetta mai di chiedersi dove finisca l’uomo ed inizi il ricercatore e quale sia il confine (se esiste) tra i due.

Ringrazio Daniele Cipriani, parapsicologo, ricercatore, presidente e fondatore dell’associazione Ghost Hunters Roma per l’ampia disponibilità e auguro a tutto il team dell’associazione buon lavoro. Chi volesse approfondire le attività della GHR o volesse contattarli, può visitare il sito www.ghosthuntersroma.it.

Moreno Stracci

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