Il Giorno dei Morti: un ponte tra i mondi in un orizzonte di cultura e memoria
di Pamela Stracci
Il 2 novembre è, nel calendario cristiano, il Giorno della Commemorazione dei Fedeli Defunti, noto più semplicemente come la “Festa dei Morti”. Lungi dall’essere solo una data triste, questa giornata rappresenta un momento di profonda connessione, un ponte secolare tra il mondo dei vivi e quello dei trapassati, le cui radici affondano in antiche credenze pagane, miti e pratiche esoteriche che trascendono la mera fede religiosa.
La morte come maestra: un ponte tra i mondi
Fin dalle prime civiltà, l’uomo ha tentato di dare un senso alla morte, non solo seppellendo i propri cari con cura, ma anche integrandola nel proprio immaginario visivo e simbolico. La morte non era vista come un tabù da nascondere, ma come una potente maestra, una soglia, un passaggio.
Già a Pompei, le tracce della tragedia che colpì la città ci mostrano una morte improvvisa e potente, quasi artistica nella sua violenza cristallizzata. I calchi dei corpi non sono solo reperti archeologici; sono memento mori vividi, testimonianza dell’effimero, che ci parlano direttamente attraverso i secoli. L’arte funeraria romana, con i suoi sarcofagi riccamente decorati, celebrava la vita del defunto ma senza mai eludere il tema del trapasso.
Vediamo questa ricorrenza sotto varie prospettive!
Prospettiva culturale: memoria e tradizioni popolari
Culturalmente, il 2 novembre è un giorno dedicato al ricordo e all’onore dei propri cari defunti. Le tradizioni variano enormemente da regione a regione, ma sono accomunate da gesti di affetto e memoria.
L’usanza più diffusa è quella di visitare le tombe dei propri cari. Le tombe vengono pulite, adornate con fiori (crisantemi in primis) e lumi. Questo atto fisico di cura del luogo di riposo è un modo tangibile per mantenere vivo il legame con chi non c’è più.
In molte culture, il cibo gioca un ruolo centrale. In Italia, esistono i “Dolci dei Morti” (come le “fave dei morti”, il pane dei morti o ossa di morto, peraltro buonissimi!), destinati a essere consumati dai vivi, ma anche, in origine, a essere lasciati in offerta per i defunti. Questa pratica rispecchia l’antica credenza che il cibo potesse ristorare gli spiriti nel loro viaggio o nel loro ritorno.
Poi ci sono le candele e i lumini che non sono solo un omaggio, ma anche simboli potentissimi. La luce nel buio guida gli spiriti verso casa o li protegge nel loro passaggio, allontanando le forze maligne. In tempi antichi, grandi falò venivano accesi per illuminare il cammino delle anime.
Contrariamente a quanti molti credano c’è anche l’usanza del “Dolcetto o Scherzetto” (nelle sue forme antiche). Sebbene associato principalmente a Halloween, l’usanza di andare di porta in porta chiedendo cibo in cambio di preghiere per i defunti (o per scongiurare sventure) era diffusa anche in Europa in questo periodo, come parte delle tradizioni di “souling” o “guising”.
Queste usanze evidenziano un bisogno umano universale di elaborare il lutto, mantenere una memoria viva e ribadire il ciclo della vita e della morte, dove i defunti non sono dimenticati ma continuano a far parte della comunità.
Prospettiva esoterica: il velo e la connessione spirituale
Dal punto di vista esoterico, il periodo tra il 31 ottobre e il 2 novembre (culminante nel Giorno dei Morti) è visto come un momento di massima sottigliezza del velo tra i mondi. Questa non è una credenza esclusiva di Samhain, ma si estende alla commemorazione dei defunti, che ne rappresenta la prosecuzione cristiana e l’integrazione.
Samhain e il Nuovo Anno Spirituale
Per le tradizioni pagane e neopagane, Samhain (31 ottobre) è il Capodanno Celtico, la fine dell’anno vecchio e l’inizio della stagione oscura. È il momento in cui gli antenati possono tornare a visitare i vivi, ed è propizio per la divinazione e la comunicazione con il mondo spirituale. Il 2 novembre ne è l’eco e la continuazione.
Canalizzazione e Introspezione
Molti praticanti esoterici ritengono che questo sia un momento eccellente per la meditazione profonda, la connessione con la propria lignaggio ancestrale e la richiesta di guida agli spiriti protettori. È un periodo per l’introspezione, per guardare dentro di sé e confrontarsi con la propria “ombra” (come direbbe Jung), alla luce della saggezza degli antenati.
La Morte come Iniziazione
Simbolicamente, la morte non è la fine, ma un passaggio iniziatico. Il 2 novembre ci invita a riflettere sui cicli di morte e rinascita, accettando il “lasciar andare” per fare spazio al nuovo. È un tempo di purificazione e rinnovamento spirituale.
Prospettiva mitologica: viaggi nell’aldilà e divinità ctonie
Le mitologie di tutto il mondo sono ricche di racconti sui regni dei morti e sui viaggi che le anime (o gli eroi) compiono per raggiungerli o per farne ritorno. Il 2 novembre, sebbene di origine cristiana, si sovrappone a queste antiche narrazioni:
Il Viaggio del Sole
Molte mitologie associano l’autunno e l’inverno al “viaggio” del dio solare negli Inferi, o al suo indebolimento. Il sole “muore” per poi rinascere a Yule (solstizio d’inverno). Il 2 novembre è un momento in cui l’oscurità è dominante, richiamando questo viaggio metaforico.
Divinità dell’Oltretomba
Figure come Ade/Plutone, Ecate, Anubi, o i meno conosciuti Charun e Vanth etruschi, sono guardiani delle soglie e guide delle anime. Il periodo del Giorno dei Morti è quello in cui la loro influenza è percepita con maggiore intensità.
Il Richiamo degli Eroi
Miti di eroi che scendono nell’Aldilà (come Orfeo, Inanna, Odisseo o Enea) per ottenere conoscenza o riportare qualcuno, risuonano con la volontà umana di connettersi con il mondo dei defunti, non per paura, ma per comprensione e continuità.
Il senso profondo del 2 novembre
Il 2 novembre è molto più di una semplice commemorazione religiosa. È un giorno che, attraverso le lenti della cultura, dell’esoterismo e della mitologia, ci ricorda la nostra connessione ininterrotta con il passato e con la dimensione spirituale. È un invito a onorare chi ci ha preceduto, a riflettere sulla ciclicità della vita e della morte, e a trovare nella memoria dei defunti una fonte di saggezza e ispirazione per il nostro cammino. È la celebrazione della vita attraverso il ricordo di chi l’ha vissuta, un ponte sacro che si rinnova ogni anno, sussurrandoci che l’amore e la memoria non conoscono fine.
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