Shiné: il cammino della calma mentale

Shiné: il cammino della calma mentale

Il termine tibetano shiné indica, da un parte una forma di meditazione concentrativa, dall’altra parte è il nome dato ai thangka, i dipinti tradizionali su stoffa rappresentanti il cammino che ogni meditante deve intraprendere per calmare la propria mente e per poi entrare in meditazione contemplativa. Nelle pratiche dell’India, queste due forme di meditazione sono conosciute con i termini: śamatha, meditazione del calmo dimorare, attraverso la quale raggiungere la calma mentale e per ancorarci al presente; vypaśyanā è la meditazione contemplativa attraverso la quale diveniamo capaci di vedere la vera natura delle cose. La meditazione śamatha è in genere usata come preparazione alla vypaśyanā. Oggi, tuttavia, vorrei che ci concentrassimo soltanto sulla prima, come meraviglioso mezzo per ricercare la pace interiore. Per farlo, utilizzeremo questo dipinto. L’immagine, la cui origine si perde nei misteri del tempo, ci narra una storia di crescita e liberazione che si snoda in sei curve e undici stadi a partire dal basso a destra. Qui vediamo un tempio dal quale un monaco esce (a indicare la necessità di lasciare le proprie sicurezze per iniziare il nostro cammino).
Nel primo stadio, il monaco insegue un elefante nero (i nostri pensieri che se incontrollati ci incatenano), regge in una mano un pungolo (simbolo di attenzione e sottomissione) e nell’altra una corda (consapevolezza e controllo). Davanti all’elefante troviamo una scimmia, che indica le continue distrazioni che indeboliscono la nostra mente.
Nel secondo stadio, il monaco riesce ad avvicinare l’elefante (la iniziato a calmarsi). Nello stesso momento la testa dell’elefante e della scimmia iniziano a tingersi di bianco. Compaiono, poi, fiamme (a indicare lo sforzo della mente) e oggetti e frutti (elementi di distrazione che richiamano la mente alla materia).
Giunto al terzo stadio, il monaco riesce a gettare la corda intorno al collo dell’elefante, che si gira a guardarlo e cessa la sua corsa incontrollata. La mente ora inizia a obbedire ma non siamo ancora giunti alla piena stabilità. La scimmia, anche se sempre più bianca è ancora lì, e sul dorso dell’elefante compare un coniglio nero, simbolo di pigrizia e scoraggiamento che ci può cogliere a metà del nostro percorso. Il coniglio ci indica che la strada è ancora incerta e che dobbiamo apprendere ad accettare lo sforzo che la concentrazione su un unico oggetto di meditazione ci richiede.
Giunti al quarto stadio, i tre animali si fanno sempre più chiari e la corda quasi non serve più. Ora la mente, ancora presa dalla distrazione, sa tuttavia riportare la sua attenzione sul nostro oggetto. Le distrazioni esterne, così come le fiamme, si fanno sempre più piccole.
Nel quinto stadio, la scimmia cammina dietro l’elefante e l’uomo è davanti agli animali. Non segue più ma guida. È necessaria ancora tanta forza e disciplina. Il monaco, infatti, cammina guardando indietro.

Arrivati al sesto stadio, il coniglio è scomparso, gli altri animali seguono l’uomo tranquillamente, quest’ultimo ora può camminare guardando in avanti. La mente è finalmente placata.
Nel settimo stadio, la scimmia si congeda da noi, l’elefante cammina davanti all’uomo perché sa dove andare. La mente ha superato le distrazioni e il torpore. A volte torneranno, sì, ma la mente sarà capace di rimanere focalizzata.
Nell’ottavo stadio, l’elefante è ormai completamente bianco. Siamo riusciti a domare la nostra mente. Abbiamo solo bisogno di rimanere vigili. La nostra mente è capace di concentrarsi senza sforzo.
Siamo giunti al nono stadio. Il monaco siede in meditazione con serenità e stabilità, l’elefante è accucciato ai suoi piedi. La nostra capacità di concentrazione è ormai stabile e duratura. Questo era il nostro scopo.
Se vogliamo, possiamo proseguire sul nostro cammino, entrando nel decimo stadio: il Calmo Dimorare. Il monaco cavalca l’elefante, ha tutte le abilità necessarie per entrare nella meditazione contemplativa che svela la realtà delle cose.
Nell’undicesimo stadio, raggiunta l’illuminazione, il monaco ritorna sul suo cammino impugnando una spada fiammeggiante. Dopo aver penetrato la verità ultima, si mette al servizio degli altri per aiutarli nel loro cammino di evoluzione.
Questi due ultimi stadi vengono raggiunti raramente. Concentriamoci sui primi nove, domare la nostra mente per vivere pienamente e in armonia con la nostra natura e con il mondo. Iniziamo con brevi meditazioni quotidiane, concentrandoci sul nostro respiro.

Amate e siate felici,
Il vostro Kansha

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